venerdì 30 dicembre 2016

I misteri di Udolpho - Ann Radcliffe #consiglidilettura



Non ricordo se ho mai scritto su questo blog quanto sia appassionata di letteratura gotica; questo genere letterario, soprattutto quello di matrice inglese, l'ho scoperto negli ultimi anni, ed i primi esperimenti si sono rivelati così felici da indurmi ad acquistare preventivamente moltissimi libri.
Tra questi non ho resistito ai testi di Ann Radcliffe, in particolare "I misteri di Udolpho".
Appena si comincia a leggere quest'autrice s'intuisce fin da subito la sua cifra stilistica; la sua è una prosa che ho definito "naturalista", perché non si può non notare come la sfera naturale giochi un ruolo principale all'interno del testo: e istintivamente ho avvertito che questa caratteristica, con molta probabilità, appartiene anche agli altri suoi prodotti letterari. Difatti la scrittrice ama molto descrivere ed ambientare le sue storie tra boschi, montagne, colline o spiagge selvagge, dove logicamente c'è posto, come dimore e dunque luoghi di ristoro per i suoi personaggi, solo per castelli ed antichi ruderi abbandonati, in perfetta conformità al gusto gotico.
Tanto è presente e vivo il richiamo della natura nella Radcliffe, da far si che non solo ella sia ispirata per continui pensieri e poesiole, che introduce qua e là, in concomitanza alle sensazioni ed emozioni dei suoi personaggi, ma che riesca nel contempo attraverso queste a restituirci odori e sensazioni in modo del tutto impeccabile.
L'autrice di sicuro non è adatta per chi non ama le lunghe e dettagliate descrizioni; solo i lettori più pazienti e appassionati non troverebbero il tutto lento e noioso. Anche se di noioso io non c'ho trovato nulla!
Forse sarò di parte, ma è impossibile non rimanere affascinati dai misteri che pian piano la scrittrice snocciola con fascino ed acume. Qualcuno potrebbe pensare che, visti i tempi e vista la contemporaneità a cui siamo abituati, la Radcliffe sia sicuramente scontata, ed invece assolutamente no: Ann è perfettamente in grado di inventare situazioni, all'apparenza banali, capaci di creare un forte turbamento nel lettore, che proprio quando pensa di star per raggiungere la soluzione, viene ingannato e si vede mettere tutto di nuovo in discussione.
Il finale è scontato, ma questo viene denunciato sin dalla breve trama che si trova dietro la copertina del libro; non è questo che conta o fa la differenza, ma è il tutto.. è quello che c'è nel mezzo; stesso la scrittrice lo dice a fine opera.
La Radcliffe ha voluto scrivere un libro non per lasciarci un messaggio astruso e profondo indice del suo pensiero o della sua intelligenza, la Radcliffe ha voluto scrivere un libro per intrattenere il lettore; per tenergli compagnia durante ore di sconforto, noia o profonda tristezza; ha creato per noi un luogo magico ed incantato, a tratti tenebroso, dove poterci rifugiare con la mente, dove ogni nostra speranza viene accolta ed ascoltata a testimonianza di una realtà positiva in cui credere.
Ann Radcliffe possedeva il grande dono della scrittura, unito alla più nobile e pura fantasia.. e lei questo dono l'ha donato a tutti noi, o per lo meno, a tutti coloro che vorranno e sentiranno necessità di riceverlo.
Io questa necessità l'avverto costantemente dentro di me, soprattutto quando approccio a determinati libri verso cui mi sento così fortemente attratta; ed è per questo, che non ho potuto fare a meno di scrivere il mio piccolo e personale ringraziamento a quest'autrice meravigliosa, di cui continuerò sicuramente a leggere.


lunedì 19 dicembre 2016

Le serie televisive del mio cuore.

Ovviamente è impossibile parlare di tutte le serie televisive che ho visto nella mia vita: molte le guardavo per noia, altre le ho poi abbandonate, senza contare tutte quelle che ho provato a seguire perché molto acclamate, ma che a me non son piaciute affatto.
Per fare degli esempi: la mattina spesso mi capitava di far colazione e guardare "Baywatch", "Hercules" o "Xena" e mi piacevano anche, ma se perdevo una puntata non era la fine del mondo; le seguivo, ma senza accanimento.
Ho cominciato tante serie che poi ho abbandonato perché mi hanno delusa o perché sono diventate in breve tempo troppo commerciali: "Lost", "True Blood", "The Vampire Diaries", "Pretty Little Liars", "Penny dreadful", solo per citarne alcune.
E tanti sono stati i telefilm che non mi sono piaciuti fin da subito: partendo dal più vecchio "Settimo cielo" fino ad arrivare agli osannatissimi "Gossip girls" o "Grey's Anatomy".
Quindi in questo post ho deciso di provare a ripercorrere le serie televisive che più ho amato in assoluto e che attualmente seguo, senza soffermarmi su tutte quelle che anche se per brevi periodi ho guardato con piacere. Cominciamo!


1. SUPER VICKI (1985-1989)



Si tratta di una sitcom che ha per protagonista una bambina/robot di circa 10 anni. Io quando ero piccola l'adoravo, e anche se non seguivo ogni puntata, appena passava in tv non esisteva altro.




2. OTTO SOTTO UN TETTO (1989-1998)



Io ho avuto la fortuna di avere una sorella più grande di me di ben 11 anni. Perché fortuna? Perché lei volontariamente o no mi ha istruita sugli anni 80. Questa sitcom è la prima che ho seguito davvero con assiduità; io e mia sorella non perdevamo una puntata e morivamo dalle risate ogni volta. In particolare eravamo follemente "innamorate" di Steve e appena entrava lui in scena era la fine. 



3. BEVERLY HILLS 90210 (1990-2000)




Non credo ci sia molto da dire! Il ricordo più bello che ho di questa serie è il poster di Brandon che mia sorella aveva sopra il suo letto e che ogni tanto, io bambina, le vedevo baciare; lei era adolescente quando trasmettevano Beverly Hills, ma io nonostante fossi bambina e tante dinamiche non mi sfioravano più di tanto, non mi perdevo mai una puntata con lei sul divano. 



4. WILLY, IL PRINCIPE DI BEL-AIR (1990-1996)



Anche qui fu subito amore! Per me Will Smith sarà sempre Willy, c'è poco da fare. Comincerò ad essere ripetitiva, ma anche questa sitcom non me la perdevo mai, bastavano le prime note della sigla (cantata logicamente a memoria) che io e mia sorella correvamo davanti il televisore. Quante risate!



5. X-FILES (1993-2002)



Nonostante fossi ancora una bambina quando trasmettevano X-Files, io ne ero super appassionata; ricordo che quando finì la serie fu davvero un brutto colpo. In ogni caso, ci tengo a precisare che odio i sequel e dunque mi sono rifiutata di vedere le nuove puntate uscite proprio quest'anno, per me Mulder e Scully rimangono quelli di quattordici anni fa.


6. FRIENDS (1994-2004)



Quante risate, quante lacrime! Non ho altro da aggiungere, se non che io amavo tutti, ma in particolare Phoebe, soprattutto quando cantava "Gatto rognoso"..e mi scende anche adesso la lacrimuccia!



7. ALLY MCBEAL (1997-2002)


Io e mia sorella abbiamo sempre avuto un rapporto di amore e odio con Ally McBeal (in realtà anche con altre serie televisive), ne dicevamo di tutti i colori alla povera Ally! Ma nonostante ciò non potevamo fare a meno di seguirla.



8. BUFFY L'AMMAZZAVAMPIRI (1997-2003)



Con Buffy non si è capito più niente! Prima di questo telefilm io guardavo assiduamente le altre serie, ma per lo più le guardavo per ridere: ridere per le battute e i buffi personaggi che le caratterizzavano, o ridere per mia sorella che baciava il poster di Brandon senza che io capissi nell'effettivo cosa ci trovasse di così speciale. Poi dicevo, è arrivato Buffy e ho cominciato ad arrabbiarmi, a piangere e a provare forti emozioni; andavo incontro alla mia adolescenza, e quando vedevo Spike non capivo più niente ahah! Buffy è stato, tra tutti i telefilm visti fin a quel momento, la prima serie che io ho seguito con un sincero e maniacale accanimento.


9. DAWSON'S CREEK (1998-2003)



Le cose andarono a "peggiorare" con Dawson's Creek! Chi non ha cantato la sigla convinto di azzeccare le parole mentre gridava "Anuwanuwei"? Non c'è poi molto da dire, anche qui l'accanimento fu totale, i pianti che mi sono fatta nel guardare questa serie sono stati infiniti. Pur essendo affezionata a tutti i vari personaggi, io e mia sorella provavamo una sorta di amore-odio per Joey, amavamo Pacey, adoravamo Jen e prendevamo in giro, sempre, quel poverino di Dawson ahah, a cui però volevamo comunque bene. Eh si, alla fine tanto ci si affezionava ai personaggi da voler loro addirittura bene.


10. FELICIY (1998-2002)



Mia sorella amava follemente questa serie, così la guardavo insieme a lei, pur avendo io sulle scatole la protagonista. Pian, piano però si è creato quel rapporto di amore e odio alla Ally McBeal che mi ha fatto talmente appassionare, che alla fine vi ho ceduto con tutto il cuore.


11. STREGHE (1998-2006)



Ecco poi un altro grandissimo amore! Le sorelle Halliwell per me e Valeria (mia sorella, ormai si sarà capito!) erano una droga, erano come altre nostre sorelle. Io amavo profondamente Piper e spesso ci capitava di riguardare le stesse puntate senza mai annoiarci.


12. WILL & GRACE (1998-2006)



In mezzo a tante serie che ci facevano solo piangere e strapparci i capelli, c'erano anche le sitcom che ci facevano ridere a crepapelle: Will&Grace in tal senso è intoccabile.


13. ROSWELL (1999-2002)



Altra serie del cuore! Ricordo che per un periodo si sentiva forte la "competizione" tra questa serie e "Smallville" (che guardavo perché a mia sorella piaceva), io personalmente ho sempre preferito Roswell; a mio avviso telefilm durato troppo poco.


14. UNA MAMMA PER AMICA (2000-2007)



Ecco un'altra serie che per me e mia sorella significava: Amore e Odio. Noi la guardavamo solo per Lorelai, perché abbiamo sempre odiato Rory (non vi dico poi come l'ho odiata io quando non ha seguito Jess, ma tralasciamo). In ogni caso è uno di quei telefilm che ha ricoperto interi pomeriggi, e rimane un ricordo importante. Il sequel non lo guardo manco se mi pagano!


15. SCRUBS (2001-2010)




Altre bellissime risate sono legate a questa serie che io amo follemente. Ovviamente, manco a dirlo, il personaggio preferito sia mio che di Vale era l'inserviente! La sera ci mettevamo nei nostri letti e mettevamo su MTV solo per Scrubs.


16. LOLLE (2002-2005)


Ecco un altro appuntamento a cui non potevamo mai mancare! Anche nei riguardi di Lolle c'era un rapporto di amore-odio, ma non perdevamo una puntata!


17. PASO ADELANTE (2002-2005)


Sarà un po' commerciale, ma pure ne uscivamo pazze! Ricordo che io tornavo dalle scuole medie, Vale dall'università e subito dopo mangiato correvamo in camera per guardarlo. Che ricordi!


18. ELISA DI RIVOMBROSA (2003-2005)



Ditemi tutto quello che volte, ma io ne andavo pazza! E pensare che inizialmente non volevo guardarla, poi la mia professoressa d'italiano (che seguiva la serie) mi convinse e fu subito amore. Devo proprio a questa serie la lettura di "Pamela", che ad oggi è uno dei miei libri preferiti.



19. THE O.C (2003-2007)



Anche a questo telefilm sono molto legata! Mi ricorda la mia adolescenza, al liceo io e la mia più cara amica eravamo un po' come Marissa e Summer..e ricordo con gioia e nostalgia quei tempi bellissimi. Mia sorella lo seguiva delle volte con me, ma non ne era molto entusiasta.



20. REVEN (2003-2007)



Invece per Reven c'era solo amore! Il ricordo che ho legato a questa serie sono le domeniche da mia zia, quando dopo pranzo io e Vale ci mettevamo sul divano a guardare Reven perché lei aveva Sky, mentre noi a casa non l'abbiamo mai avuto.



21. KEBAB FOR BREAKFAST (2006-2008)


Io amo Lena. Amo Cem. Amo Yagmur. Amo Doris. Amo Metin. Amo Nils. Io amo troppo la famiglia Schneider-Ozturk, tanto che spesso vado su youtube (dove si trova facilmente) e me la riguardo dalla prima puntata. Troppo amore!



22. HANA YORI DANGO (2005)



Forse non tutti sanno che io da piccola collezionavo manga. Tutto è cominciato sempre grazie a mia sorella che ne era appassionata e che oltretutto li disegnava benissimo, ed io volendo imitarla comincia ad andare in fumetteria. Per me i manga hanno significato moltissimo, perché mi hanno permesso di intraprendere un percorso che mi ha portato a vivere emozioni e persone. E quindi non c'è da meravigliarsi se tra le mie serie preferite ci sia anche una orientale. E' bellissima! E' un po' sopra le righe come un manga, ma in grado di farti piangere. E poi le canzoni e le musiche sono spettacolari.



23. I TUDORS (2007-2010)



Poi sono cresciuta. I miei gusti hanno preso la loro strada e ho capito cosa mi piace e cosa no, nel mentre mia sorella si è sposata ed è andata via di casa; per me fu terribile, ma è così che funziona la vita. Quindi ho imparato a guardare i telefilm da sola..ed ecco uno dei miei grandissimi amori: i Tudor, con un Enrico VIII interpretato da Jonathan Rhys-Meyers, e voglio dire!



24. BREAKING BAD (2008-2013)



Quando lessi la trama pensai: "Mio Dio che palle!"..certo, come no! Peccato che poi per me questo telefilm è diventato una droga. Una delle serie tv più belle di sempre, c'è poco da dire.



25. I BORGIA (2011-2013)



Altra serie del mio cuore. Ormai anche i muri sanno che uno dei miei personaggi storici preferiti è Lucrezia Borgia, quindi non potevo perdermi ne questa ne la serie di produzione europea; però quella canadese è la mia preferita! Molto romanzata, sia chiaro.. ma io l'ho adorata! Sul possibile incesto tra Lucrezia e Cesare ci sarebbe da parlare fino a domani, ma che sia finzione o realtà io con la loro storia d'amore ho sentito e provato davvero di tutto. Meravigliosa!



26. SKINS (2007-2013)



Le prime due generazioni sono stupende! Ho cominciato a seguire questa serie dopo che milioni di persone mi avevano detto di quanto assomigliassi ad Effy, e mi sono innamorata perdutamente di tutti i personaggi. 


27. IL TRONO DI SPADE (2011-in produzione)


Ovviamente fino adesso ho parlato di tutte serie che per un motivo o un altro ho amato, ma nessuna è al pari di questa. Nella mia classifica personale il Trono è al primo posto, imbattibile! Non c'è un solo telefilm che io ami di più.. per me è la perfezione e non m'importa se potrò essere esagerata o meno, ma non si passa avanti! Tra l'altro anche mia sorella lo segue, anche se a distanza (insieme a mio cognato), e anche se solo attraverso registrazioni su whatsupp è bello ritornare a commentare con lei le puntate. 



28. VIKINGS (2013-in produzione)



Ecco un altro prodotto recente che è subito salito sul podio della mia classifica personale, dietro al Trono ovviamente, ma al secondo posto. Un tuffo nel medioevo più profondo, un tuffo nella cultura norenna. Proprio in queste ultime settimane è cominciata la seconda parte della quarta stagione ed io sono felice come una bambina. 



29. BLACK SAILS (2014-in produzione) 



Che dire.. in questo telefilm, basato sui pirati, è tutto stupendo! E complimenti vivissimi a Maggie Smith che si è così impegnata, ahah!



30. THE YOUNG POPE (2016-in produzione)



Sorrentino non si smentisce mai! Onestamente non voglio nemmeno sprecare due parole verso tutte quelle persone che hanno criticato questo telefilm perché non m'interessa. Sta di fatto che è un lavoro superlativo, con un cast attoriale di altissimo livello e una fotografia pazzesca. 



31 WESTWORLD (2016-in produzione)



Ultimo grande capolavoro che ho finito di vedere, entrata a far parte delle mie serie preferite senza alcuna ombra di dubbio. E' il vero gioiello di questo 2016! 





- Per concludere ci tengo a specificare che questi sono ovviamente miei personalissimi e soggettivissimi gusti, e che se ho mancato di citare alcuni telefilm è perché c'è n'è anche una parte che ho deciso di riprendere più in là, poiché in procinto di leggere i libri da cui sono stati tratti (per esempio: "Outlander" e "Poldark", di entrambe ho visto le prime puntate e sono due serie tv stupende)

domenica 11 dicembre 2016

Il mulino sulla Floss - George Eliot #consiglidilettura



Confesso che il mio primo e personale approccio a George Eliot non è stato dei migliori.
Due mesi fa ho letto "Romola" che non è di certo il suo romanzo più famoso; lo acquistai un anno fa perché a seguito di alcune ricerche che stavo effettuando per la mia tesi triennale, venni a conoscenza del fatto che Piero di Cosimo, protagonista del mio elaborato e del mio studio, era stato utilizzato come personaggio in quest'opera, ambientata nella Firenze del '400. Incuriosita, dunque, decisi di comprarlo; il punto è che, molto a malincuore, non mi è piaciuto poi tanto come libro: innanzitutto è reperibile in un'unica edizione italiana, che a mio avviso ha svolto davvero un pessimo lavoro (per intenderci, molti errori di battitura e numerose ripetizioni di intere pagine), ma al di fuori di questo credo che sia una sorta di esperimento della Eliot, non mal riuscito di certo (visto e considerato, tra l'altro, il lavoro certosino svolto dall'autrice che, ad onor del vero, è impeccabile nel restituirci una visione della Firenze dell'epoca quanto più verosimile possibile, frutto di faticose ricerche svolte in loco), ma che non vede sfruttate al massimo le sue notevoli capacità letterarie.
Perciò non vedevo l'ora di leggere "Il mulino sulla Floss" per ricredermi, o quanto meno far scoccare l'imprinting che istintivamente ho sempre avvertito nei riguardi di questa scrittrice, tanto da acquistare preventivamente tre dei suoi libri, senza averne letto inizialmente alcuno.
Beh, il mio istinto non si era sbagliato!
Questa è la storia di Maggie Tulliver, bambina piena di vita e caratterizzata da una pura e libera fantasia; una bambina che fin da subito si capisce esser nata con un forte desiderio di indipendenza; capace di provare tanto amore e, nel contempo, capace di desiderarne altrettanto per se; spirito libero e brillante, in lotta con la società del tempo.
C'è tutto in questo romanzo, di cui non racconterò la storia perché sarebbe sciocco togliere così il gusto della lettura a chi, forse, invogliato dalle mie modestissime parole si deciderà a leggerlo; c'è ogni tipo di amore e di sofferenza; c'è lo spaccato sulla vita e la mentalità della campagna inglese di primo Ottocento; c'è femminismo.
Si, una sorta di "proto-femminismo" se così si può dire; una bambina, poi giovane donna che vede pian piano stroncati tutti i suoi sogni, tutti i suoi ideali e le sue fantasie; una donna che ben presto dovrà rinunciare a tutto questo e che dunque inevitabilmente soccomberà al di sotto delle convinzioni del tempo, perché non ancora così forte per potervi far fronte. Ed è stata molto dura, per me, leggere di come Maggie abbia man mano rinunciato a tutto nonostante la forza e la caparbietà che l'avevano contraddistinta fin da bambina.
Come spesso mi accade durante una lettura, cerco di immedesimarmi subito con qualche personaggio del racconto e questa volta non è stato affatto difficile. Il tremendo conflitto che attanaglia la protagonista; essere terrorizzata dal seguire il proprio cuore e i propri desideri, per quanto possano essere colmi di sicurezze o meno, per paura di ferire chi la circonda; vivere con il costante peso di star trascinando la propria vita a fatica, solo perché ormai così "deve andare", solo perché ormai così si è deciso e gli altri hanno accettato; vivere con l'eterna speranza che quel qualcuno di più coraggioso, per una sola volta, per quell'unica volta in cui proprio a lei manca la forza necessaria, prenda in mano le redini del suo destino e la salvi.
Ma la salvezza si è presentata a Maggie sotto una forma totalmente diversa, più dura ed immediata, ma forse l'unica possibile per fuggire a così tanto dolore.
Forse in quest'ultima parte risulterò alquanto criptica, ma non mi riesce diversamente di scrivere di questo romanzo.
Per quanto riguarda la prosa, volendo dunque abbandonare argomenti particolarmente toccanti per me, l'ho trovata davvero piacevole; leggere George Eliot è un po' come leggere un ibrido tra Jane Austen ed una delle sorelle Bronte, vi si ritrova la stessa forma classica della prima, e la stessa capacità di accattivare il lettore senza mai esser banale delle seconde.
Ovviamente è una lettura straconsigliata, a cui come sempre allego il film che ne è stato tratto. Del 1997, con una sempre piacevole Emily Watson; non al pari del libro, sia chiaro, ma comunque molto bello e con un'altrettanto bella colonna sonora, a cui io faccio sempre molto caso.



mercoledì 30 novembre 2016

Anna dai capelli rossi (1985)



Sono sempre stata una grande amante dei cartoni animati, un po' come tutti i bambini, e anche da adulta questa passione non è mai svanita; ancora oggi spesso ascolto le sigle dei miei cartoni preferiti e gioco a cantarle con mia sorella o con la mia carissima amica Melania.
E sempre quando ero bambina la mattina avevo i miei rituali in merito, e tra gli altri c'era quello di fare colazione guardando Anna dai capelli rossi.
Da tempo avevo intenzione di recuperare la mini serie canadese del 1985 e finalmente qualche giorno fa ci sono riuscita; come al solito ho trovato disponibilità solo per i sottotitoli in inglese, ma sono fattibilissimi, quindi non lasciatevi spaventare.
Cosa dire? Ho amato tutte e due le puntate che compongono questo piccolo gioiellino; ambientazioni perfette, attori perfetti e dialoghi perfetti; in più di un'occasione ho rivisto scene identiche al cartone (uscito giusto qualche anno prima rispetto la serie) e, potrà sembrare esagerato, ma mi sono addirittura commossa. In particolare quella che fin da bambina era la mia puntata preferita (pur non sapendo all'epoca a cosa s'ispirava), ovvero quando Anna cerca di mettere in scena il famoso racconto della Dama di Shalott.
Per tutta la serie si respira quest'atmosfera quasi onirica, ancestrale oserei dire, in grado di farti desiderare in un battibaleno di passeggiare per i campi sconfinati dell'isola del Principe Edoardo, in Canada; o di camminare sul bordo del tetto di una scuola per una sfida raccolta; o ancora di attraversare su di un calesse un campo di ciliegi, dando un nome ad ogni luogo magico che di lì a poco si attraverserà.
Ancora oggi mi rivedo tanto in Anna: l'essere sempre così chiacchierona, con tanto bisogno di amore e caratterizzata costantemente da questa necessità, quasi inconscia, di evadere attraverso i sogni e la fantasia.
Che dire, bellissima e consigliatissima!

                           





Ricordate la sigla del cartone animato?




venerdì 25 novembre 2016

Tag dedicato alla letteratura vittoriana.




Ho trovato, tempo fa, un tag molto carino dedicato alle letteratura vittoriana. Eccolo qui:



1 Qual è il primo libro vittoriano che hai letto?

Forse la risposta è un po' banale, ma si tratta di "Orgoglio e pregiudizio" di Jane Austen; insieme ad "Emma" sono i miei preferiti dell'autrice (so che risulta anacronistico, ma è talmente vicina a quegli anni Jane, che mi è inevitabile citarla).

2 Qual è il tuo romanzo vittoriano preferito?

Ne ho di diversi, in piena onestà, perché amo molto l'epoca vittoriana; se proprio dovessi scegliere direi sempre "Cime tempestose" di Emily Bronte.

3 Il tuo autore vittoriano preferito?

Anche qui potrei fare almeno cinque o sei nomi, ma rispondo Thomas Hardy.

4 Qual è la tua coppia vittoriana preferita? 

Sono profondamente legata a Catherine ed Heathcliff di "Cime tempestose", mi rivedo in entrambi: il mio passato in lui, il mio presente in lei e il mio futuro nel loro futuro.

5 Il tuo cattivo vittoriano preferito? 

Alec d'Urberville. Ho parteggiato per Angel dall'inizio alla fine, ma di Alec mi è piaciuta a tratti la sua passionalità, anche se delle volte eccessiva.

6 Un libro vittoriano che ti è piaciuto e in cui qualcuno muore?

Assolutamente "Villette" di Charlotte Bronte, ma d'altro canto sono fermamente convinta che non poteva esserci finale diverso.

7 Il più lungo romanzo vittoriano che hai letto?

Non saprei, forse se la giocano: "Villette", "Romola" e "Il mulino sulla Floss".

8 Un libro vittoriano, o un autore, che tu hai amato ma che senti sia sottovalutato? 

Ci tengo a nominare un libro che non è stato scritto nell'800, ma che è ambientato in maniera superlativa durante l'età vittoriana: "La donna del tenente francese" di John Fowles, questo è uno dei miei libri preferiti e francamente non conosco molte persone che lo hanno letto; lo vedo poco in giro anche sui social, e siccome l'ho amato moltissimo non posso non consigliarlo.

9 La più bella edizione in cui possiedi i tuoi romanzi vittoriani?

Dipende molto dalla copertina, sarà sciocco ma ci tengo particolarmente. In ogni caso prediligo la Fazi, l'Oscar Mondadori e la Bur.

10 Infine, tre libri vittoriani che ancora non hai letto, ma che desideri leggere al più presto.

Ne ho un'infinità in libreria, perché compro in maniera compulsiva, ma dovendo dare solo tre titoli: "La donna in bianco", "Nord e Sud" e "Il professore".



martedì 22 novembre 2016

Julia Margaret Cameron - Fotografa preraffaellita.

Ho sempre amato fare foto fin da quando ero piccola, logicamente senza alcun tipo di pretesa, difatti ho sempre avuto macchine fotografiche economiche, che mi servivano a catturare tutti quei momenti felici che passavo con le amiche o in estate al mare; nessuna preparazione alla base, nessuna tecnica o studio specifico, soltanto un forte desiderio di bloccare quei momenti e poterli conservare per sempre. Poi tra i 19 e i 20 anni, un po' per caso e un po' per gioco, sono entrata a far parte del piccolo mondo della "moda" (uso le virgolette perché la Moda con la lettera maiuscola è ben altra, quella milanese ed internazionale per intenderci, mentre io ho sempre e solo lavorato tra Napoli, la mia città, e Roma) e ho scoperto come attraverso l'obiettivo potevo reinventare ogni volta me stessa.
Posare è un po' come recitare, e nonostante io non avessi esperienza pian piano ho imparato a gestire la timidezza e a sfruttare questi momenti per essere quello che di volta in volta desideravo essere: una bambola, una musa, una sirena o una regina.
Quest'esperienza è durata solo tre anni, sapevo che prima o poi sarebbe finita e che un punto l'avrei messo proprio io; dentro di me ho sempre saputo che non era quello che volevo fare in futuro, era solo un momento della mia vita che mi sarebbe servito a superare complessi ed insicurezze (anche se ahimè, ad oggi non credo di esserne completamente scevra). 
Ma la fotografia non mi ha comunque abbandonata, perché poi si è presentata a me sotto forma dell'amore: il mio fidanzato, Marco, che è un grande appassionato (lui si che usa macchine fotografiche costose e professionali) e che mi ritrae in fantastici scatti ogni qual volta giriamo il mondo o la nostra splendida regione. 
Tutto questo per dire che la fotografia, un po' per caso e un po' per scelta, ha sempre fatto parte della mia vita; ed è così che diversi anni fa ho "incontrato" Julia Margaret Cameron.




Julia Margaret Cameron nacque l'11 giugno del 1815 a Calcutta, da un ufficiale del Servizio Civile del Bengala, James Pattle, e della francese Adeline de l'Etang, figlia del cavaliere Antoine de l'Etang che in passato aveva servito in qualità di paggio la regina Maria Antonietta.
Il padre di Julia era un uomo alquanto discutibile, con una reputazione non proprio rispettabile e a cui sono legate bizzarre leggende proprio in virtù del suo temperamento; Adeline, invece, apparteneva non solo ad una famiglia aristocratica, ma vantava anche di essere una delle donne più belle del suo tempo. 
Julia indubbiamente ereditò una spiccata vitalità dalla figura paterna e un indiscutibile amore per il bello da quella materna; dopo essersi sposata con Charles Hay Cameron si trasferì a Londra, dove cominciò a frequentare personaggi di spicco del fervente panorama culturale dell'epoca: Mr. Watts, Burne-Jones, Ruskin, e altri. Ecco come la descrive Mrs. Watts:. 


" Sembrava racchiudere in se tutte le qualità di una famiglia straordinaria, ma in una forma duplicata. Era due volte più generosa della più generosa fra le sue sorelle, e due volte più impulsiva della più impulsiva. Se loro erano appassionate, lei lo era doppiamente e se loro erano convincenti, lei era irresistibile. Aveva occhi straordinariamente belli, che brillavano come le sue parole, e che diventavano dolci e gentili quando era commossa. "



In effetti Julia doveva essere un personaggio molto stravagante per l'epoca; era apertamente contraria alla morale vittoriana così retrograda e ricca di tabù; amava passare il suo tempo sempre in compagnia e non si sarebbe risparmiata alcuna stranezza pur di favorire la permanenza di qualche suo ospite, così da goderne di più la compagnia. 
Dispensava regali e adottava bambini che accoglieva in casa sua a braccia aperte, come la figlia di una mendicante irlandese del quartiere che mandò a scuola insieme ai propri figli, assicurandole un futuro sicuro. Di lei si diceva che fosse caratterizzata non solo da una profonda generosità, ma da "una capacità di amare che nessuno ha mai superato, e una pari determinazione a farsi amare". 
Nel 1865, raggiunti ormai i 50 anni, il figlio le regalò la sua prima macchina fotografica, e da quel momento Julia trovò la sua dimensione. 
Come si sa, molto influì la corrente preraffaellita sui lavori della fotografa; siamo in una Londra in cui alcuni pittori, alcuni letterati, non fanno altro che cercare di provare a raggiungere un concetto di bellezza ancestrale e pura; anni in cui viene rivalutato il Medioevo (con tutte le sue contraddizioni), a cui si cerca di aspirare in opposizione alla sempre più industrializzata e meccanica Inghilterra, un modo insomma per tornare a quella che nella mente di questi intellettuali era l'ordine e la pace. 
Julia è imbevuta di tutto ciò, lo dimostrano proprio i suoi scatti, dove il sacro si fonde con il profano e dove le antiche leggende arturiane hanno un ruolo non poco rilevante, vera manifestazione di quell'atmosfera onirica che si respira attraverso le sue foto. Stesso Julia disse:


"Desideravo fermare la bellezza che mi passava davanti e, a lungo andare,
 il mio desiderio è stato esaudito."


Nel 1875 la famiglia Cameron tornò in India, e non mi è difficile provare ad immaginare Julia, che come di sua abitudine, e come riportano le testimonianze di chi l'ha conosciuta, mescolando il suo tè mentre cammina, accompagna i suoi sempre amati ospiti verso la prossima nave di ritorno per l'Inghilterra.
Julia Margaret Cameron morì il 26 gennaio del 1879, sbiadendo, come nelle sue foto, in un leggero fuori fuoco. 
Di seguito, alcune delle mie foto preferite tratte dal suo portfolio.




(Saffo)


(Giardino delle ragazze in fiore)


(Ginevra e Lancillotto)



 Ma l'articolo non finisce qui! 
Come sempre provo ad allegare a questi piccoli scritti anche altro.
Non è un mistero purtroppo che sia nelle librerie sia su internet è difficile trovare, in italiano, un testo che tratti di Julia Margaret Cameron, ma qualcosina esce sempre fuori; quindi volevo consigliare questa piccola quanto deliziosa monografia: "Fotografie vittoriane di uomini famosi e donne affascinanti" a cura di Virginia Woolf e Roger Fry. 
E ancora un piccolo documentario (sottotitolato) reperibile su youtube che allego qui sotto.
Quasi dimenticavo, girovagando su amazon ho poi trovato un libro, pubblicato dalla Neri Pozza, intitolato "Luce proibita", di David Rocklin; una storia che trae spunto proprio dalla figura di Julia e dalla sua vita. Le recensioni non sono molto positive, ma essendo per natura curiosa credo che lo recupererò quanto prima.







lunedì 21 novembre 2016

Un libro e un film.






Durante quest'ultima settimana ho letto "Dialoghi con Leucò" di Cesare Pavese, non ne sono rimasta molto entusiasta, ma credo che l'errore sia stato quello di cominciare con questo testo per approcciare all'autore.
Va specificato che non sono mai stata una grande amante della letteratura italiana, a differenza dei miei genitori che ne sono davvero appassionati, e una lettura come questa, tra il racconto e il dialogo filosofico, non la trovo d'immediata recezione; non che sia difficile, assolutamente, ma prediligo personalmente letture più dirette.
Il mio è dunque un giudizio molto soggettivo, che niente ha a che vedere con la validità del testo.. mi andava semplicemente di dire la mia a riguardo. 






Sempre in questi giorni ho visto un film davvero molto bello: "The young Victoria" del 2009.
In verità ne ero a conoscenza già dalla sua uscita, ma non avevo mai avuto modo di visionarlo (Dio solo sa quanti film ho da recuperare), fino a ieri quando mi sono finalmente decisa.
Che dire, io amo profondamente la figura della regina Vittoria, sarà che dà nome ad una dell'epoche che più amo in assoluto, ma è uno di quei personaggi femminili a cui mi sento in qualche modo legata. Nel film è interpretata da Emily Blunt, un'attrice che in piena onestà mi è alquanto indifferente, ma che ho trovato davvero idonea per questo ruolo. Viene analizzata soprattutto la prima parte della vita di questa regina, inizialmente pedina nelle mani di personaggi più maturi e sfrontatamente ambiziosi, e poi, in seguito, fanciulla in crescita che facilmente incorre nell'errore, ma che da questo impara uscendone più forte. 
Confesso che il finale mi ha molto commosso, soprattutto quando si ricorda quanto Vittoria avesse amato il marito, e di come quest'ultimo avesse sempre e fedelmente amato lei. Un sentimento non poi così banale o scontato se si pensa che all'epoca i matrimoni erano ancora frutto di velate mosse politiche. 
Per concludere ho trovato questo film molto accurato sotto il profilo storico, non ho riscontrato imprecisioni eclatanti; indubbiamente qualche parte sarà stata leggermente romanzata per aumentarne il pathos, ma personalmente non sono così categorica ed insofferente. Quando guardo un film ho come unico desiderio quello di passare del tempo piacevole e volare con la mente altrove, non cerco di "sventrarlo" come se stessi studiando un testo di storia del cinema per l'università, quindi lo consiglio caldamente. 


sabato 19 novembre 2016

La storia di Anna Brewster Morgan.

Chi mi conosce sa che quando mi rilasso, se non leggo o non ascolto musica, faccio ricerche. Ebbene si, ricerche online su tutto quello che mi piace o che di curioso mi potrebbe interessare; e proprio durante uno di questi momenti sono incappata per puro caso nella storia di Anna Brewster Morgan.



Anna Brewster nacque il 10 dicembre del 1844 ad Atlantic City (America), in una famiglia di avvocati, ultima di quattro figli. Dopo aver passato la sua vita, fin dall'età di cinque anni, in giro per famiglie che l'accolsero provvedendo alle sue necessità e alla sua educazione, si trasferì dal fratello Daniel in Kansas. Questa convivenza durò fino a quando Anna, all'età di diciannove anni, si sposò con James Morgan, il 13 dicembre del 1868. (La donna, che lavorava come maestra di scuola, viene descritta dalle fonti dell'epoca come molto bella: capelli biondi, occhi azzurri e una delicata pelle bianca.)
Appena un mese dopo le nozze, e più precisamente il 3 ottobre del 1868, accadde però un avvenimento che determinò tutta la vita della giovane: il marito, che quel giorno si trovava a lavorare nei campi a qualche miglio di distanza dalla fattoria, venne improvvisamente attaccato da una banda di indiani Sioux. James riuscì a fuggire, ma nel mentre i suoi cavalli imbizzarriti tornarono alla casa coloniale, dove Anna allarmata decise di uscire per mettersi sulle tracce del marito.
Purtroppo però fu avvistata dagli indiani, che appostati dietro ad una folta vegetazione le tesero una piccola imboscata; la donna dunque fu catturata, brutalmente violentata e condotta al loro accampamento come schiava.
Non molto tempo dopo, la giovane venne ceduta ad un'altra tribù locale, quella dei Cheyenne, che in precedenza aveva rapito la signorina Sarah White. Quest'incontro scosse molto l'animo di Anna che da quel momento in poi cominciò a reagire, manifestando fin da subito un forte carattere.
Difatti la ragazza resistette in tutti i modi possibili ed immaginabili ai Cheyenne, acquistando ben presto un forte rispetto presso tutta la tribù, tanto che uno dei capi le propose di diventare sua moglie.
Anna accettò la proposta sia perché questo le avrebbe reso la vita molto più facile e sia perché, nel frattempo, si era innamorata dell'indiano. Infatti non molto tempo dopo, la giovane rimase incinta.
In tutto questo, appena dopo la scomparsa della nostra protagonista il marito aveva provveduto a formare una squadra di soccorso, che a lungo provò a salvare le due donne, fino a quando durante uno scontro con i Cheyenne non riuscirono a catturare alcuni dei capi, tra cui anche l'ormai marito di Anna.
La questione fu sbrigata in poco tempo, o si restituivano le donne o avrebbero impiccato i prigionieri; dunque la tribù decise di lasciarle libere, e Anna poté tornare dal marito, il 22 marzo del 1869.
La coppia, in ogni caso, non era destinata ad essere felice; la donna infatti diede alla luce il piccolo Ira, figlio del suo amante indiano, a cui lei era profondamente legata (era solita ripetere come assomigliasse al padre), e che purtroppo morì alla tenera età di due anni.
A nulla valse l'arrivo di altri due bambini, questa volta avuti da James; Anna decise di chiedere il divorzio e tornò a vivere a casa di suo fratello.
La donna fu molto criticata dalla società del tempo per aver scelto di portare in grembo il figlio di un nativo americano e questo le comportò una sorta di vera e propria emarginazione. Un suo conoscente riferì che spesso era solita ripetere come più volte avesse desiderato di non essere stata mai ritrovata.
Finì i suoi giorni in un ospedale psichiatrico dove morì all'età di cinquantasette anni, l'11 giugno del 1902. Il suo corpo si trova nel cimitero di Delphos, accanto alla tomba del suo amatissimo bambino Ira.



(La tomba di Anna con accanto quella del piccolo Ira)


Questa storia struggente è stata utilizzata per una film televisivo del 1997 (Stolen Women: Captured Hearts), che personalmente consiglio (anche se ahimè, reperibile solo in inglese). Il finale è molto diverso dalla realtà dei fatti, ma non per questo da criticare; anzi, l'ho trovato bellissimo (tanto da commuovermi), perché in qualche modo è come se avesse mostrato l'ultimo grande sogno di Anna: ovvero ricongiungersi con il suo capo indiano, che per paura della società del tempo o, peggio ancora, di quella che era stata la sua possibile fine, la giovane non aveva avuto il coraggio di cercare.




(Una scena del film)

venerdì 18 novembre 2016

Sei domande libresche per conoscermi come lettrice.





1  Ti piace farti consigliare libri dagli amici?

Generalmente si, ma confesso che in tal senso amo profondamente il ruolo da "cacciatrice"; adoro scovare libri poco conosciuti ed interessanti prima di chiunque altro (soprattutto se appartenenti ai miei generi letterari preferiti), poi automaticamente condivido la scoperta.


2  I tuoi libri preferiti?

Al momento sono: Ivanhoe di Walter Scott, Cime tempestose di Emily Bronte, Tess dei d'Urbervilles di Thomas Hardy, La donna del tenente francese di John Fowles, Orlando di Virginia Woolf, Pamela di Samuel Richardson e Picnic ad Hanging rock di Joan Lindsay. 


3  Il libro della tua infanzia?

L'Odissea formato bambini.


4  Libri che proprio non ti sono piaciuti?

Ce ne sono stati tanti in quasi vent'anni di letture, ma se dovessi riferirmi a quelli letti ultimamente e di cui il ricordo è ancora abbastanza vivo direi: Il giovane Holden di Salinger, Eugenie Grandet di Balzac e Bestiario di Cortazar. 


5  Il tuo genere letterario preferito?

Ne ho di diversi. Amo molto i classici, i romanzi storici, i fantasy e le biografie (soprattutto di personaggi femminili appartenenti alla storia, in quanto fervente femminista); leggo con molto piacere anche la poesia.


6 Il genere letterario che invece più odi?

Dipende, non amo particolarmente la letteratura contemporanea, i gialli, i thriller o gli horror; stesso discorso per letture di stampo psicologico/filosofico, letture politiche o religiose; non riesco ad apprezzare i racconti. Ciò non toglie che ci possono sempre essere dell'eccezioni. 




lunedì 14 novembre 2016

Justine - De Sade #consiglidilettura



Premessa: quando un anno fa ho acquistato questo libro sapevo verso cosa andavo incontro. Difatti credo sia alquanto improbabile che non si conosca, almeno per fama, il "divin marchese"..un concentrato di follia, erudizione e stravaganza senza uguali. 
Ma andiamo per ordine.. Justine è considerato da molti il suo vero capolavoro, oltre che uno dei manifesti della letteratura erotica. La vicenda ruota tutta intorno alle continue e rocambolesche disavventure di questa giovane, che dopo esser diventata orfana, perde le tracce della sorella (ormai unica parente in vita) fino a diventare una facile preda per delinquenti, uomini dissoluti e privi di qualsiasi sentimento di pietà. 
Innanzitutto ci tengo a spendere due parole rispetto alla prosa e il lessico dell'autore, credo infatti che questo meriti qualche attenzione in quanto, se confrontato con altri libri letti ed appartenenti a questo genere, l'ho trovato molto gradevole, seppur utilizzato per raccontare le più disarmanti nefandezze (oserei dire al limite del "fantascientifico"). Personalmente non amo i linguaggi crudi e volgari, giustificati dal secolo moderno, della letteratura erotica contemporanea.. preferisco di gran lunga un lessico più curato ed articolato come quello di De Sade, che comunque nell'utilizzarlo è molto bravo nel dare "prima la carota e poi il bastone", facendo si che anche le parti più cruente abbiano un effetto diverso sul lettore (anche se come è logico sottolineare il tutto è sempre molto soggettivo). 
Come ben si sa, uno dei compiti della letteratura erotica è quello di stuzzicare la fantasia del lettore.. ma nonostante (forse) in qualche episodio il marchese ci riesca, per il resto è talmente una sequela di atti improponibili ed inqualificabili che sorge spontaneo esserne o inorriditi o (come nel mio caso) addirittura divertiti..mi spiego.
Dopo essermi precedentemente documentata sulla storia dello scrittore ho logicamente sviluppato una mia idea in merito alla sua persona, poi confermata a seguito della lettura di Justine. Sono fermamente convinta che De Sade non fosse poi così malato di mente come, a suo tempo, si voleva far credere. Indubbiamente abbiamo di fronte un uomo interessato da un evidente stato di repressione sessuale e non per questo privo di una forte carica erotica in grado di accattivare qualche fanciulla del suo tempo, ma la mia opinione verte più su di un possibile forte sentimento di protagonismo dello scrittore, che consapevole della fama da "maledetto" che si era conquistato (senza alcun sforzo).. a mio modestissimo avviso ci marciava un po' su. 
Ricordiamo che il nostro protagonista era di famiglia nobile e vantava prestigiosissime parentele oltretutto.. questo sicuramente contribuì ad infondere sicurezza nell'animo del libertino, che a differenza di un qualunque poveraccio a suo posto incarcerato e giustiziato, poteva starsene rintanato, con qualunque confort all'interno di un manicomio, continuando a scrivere i suoi testi licenziosi con addosso la maschera del pazzo di turno.
Indubbiamente la sua produzione risente molto del contesto sociale in cui visse, infatti si troveranno facilmente in errore tutti coloro che penseranno di trovare solo sconcerie all'interno di Justine. Non poche sono le riflessioni a cui il marchese si dedica rispetto ad importanti tematiche.. soprattutto quella religiosa. De Sade era esplicitamente ateo e attraverso i suoi libri tentava con tutti i mezzi possibili di provare al lettore come fosse controproducente la cieca e profonda fede verso un Dio assente nel momento del bisogno. Molti sono poi gli approfondimenti rispetto all'esistenza del piacere e di come questo debba esser vissuto come un elemento ineludibile della vita umana.. tanto lo scrittore è convinto della sua posizione da addirittura liberarsi ad una completa e trasparente derisione dei suoi lettori alla fine del testo, che ovviamente non sto qui a svelare, ma che lascerà davvero chiunque si appresti a leggere quest'opera con un sorrisino sulle labbra ed un unico pensiero: "non cambierà mai"..quasi come se si stesse pensando all'ultima monelleria di un nostro cuginetto. 
Justine non è una lettura per tutti. Sicuramente ci sono persone che rimarrebbero profondamente scosse da ciò che di disumano la mente del marchese ha spesso partorito, tuttalpiù che di violenza gratuita non si fa spreco. Bisogna approcciare ad un testo simile soltanto se non si è fortemente sensibili e se innanzitutto ci si è informati.. proprio per non avere spiacevoli sorprese o peggio..rimorsi. 
Detto questo, concludo consigliando un film ispirato a De Sade (in particolare agli ultimi anni che condusse nel manicomio di Charenton), con nella sua parte un Geoffrey Rush fantastico: "Quills - La penna dello scandalo". Un film logicamente, anche se in parte, romanzato.. ma che vale la pena di guardare per la favolosa interpretazione poc'anzi citata.